Io sono galla, sono nata così, il mio aspetto ‘equivoco’ si intravvedeva fin da pulcia e lanciai il pigolo più acuto quando, con mano lesta, qualcuno mi rovesciò il botolo delle mie parti intime per scoprire il mio sesso.
– Non saprei – disse – strano non c’è il solito puntino ma una specie di protuberanza, nemmeno tanto minuscola, quasi un asterisco dai contorni incerti, boh…-
Fui malamente rigettata tra la paglia e abbandonata al mio destino, nessuna chioccia si voleva assumere la responsabilità di farmi da madre.
Così dovetti imparare fin da piccola ad arrangiarmi soffocando la voglia di ali calde e accoglientl. All’improvviso dopo qualche giorno fui afferrata per le zampette e sottoposta ad un’ulteriore ispezione nelle mie intimità. Provai un gran dolore e svenni.
Le chiocce mormoravano tra loro -….taglio netto….- e la notte fui presa da brividi e me ne stetti accovacciata in un mucchietto di paglia che però ricordo, aveva un odore buono. La mattina dopo la padrona mi acchiappò e strappò, senza avviso e senza grazia, dal mio becco il “dentino” col quale avevo faticosamente rotto il guscio dell’uovo dal quale ero nato.
Provai dolore ma non ebbi tempo di sbeccare un ahi che già mi ritrovai in un catino pieno d’acqua. Fu difficile scansarmi dai becchi gialli e duri che si abbeveravano con risucchi sgarbati. Invano sperai in una zampa amica che mi aiutsse a superare il bordo sbrecciato del catino. Per non affogare sbattei le alucce e forse… volai.
– Resisti- mi dicevo.
E sopravvissi. Imitai tutto e tutti, cavai insetti e vermetti dall’aria o dalla terra, imparai a mie spese quale erba non faceva venire vomito e mal di pancia, in poche parole mi feci forte, agguerrita, diffidente e, soprattutto, non caddi nelle paranoie dei senza famiglia.
Il mio sesso rimase indefinito e lo è tuttora.
Non ebbi vita facile ma oggi sono soddisfatta:
ho un bel petto robusto che anticipa il mio incedere, a dir poco, regale e ali forti che, quando le tengo semiaperte, ricadono con “nonchalance” sulle coscia soda e alta, sempre pronte alla fuga o all’attacco. Se Achille avesse avuto un pollo per amico io sarei stato il suo Patroclo.
Ho zampe forti, passo sicuro, becco largo alla radice, tagliente in punta.
Dettagli superbi.
Il mio neo sta qui nel collo, privo di bargigli e in questa cresta pallida e cadente da gallina.
A volte mi faccio pena e la nascondo, ma la disinvolta spavalderia non lenisce la sofferte carenze.
Io sono galla, l’unica galla di tutti i pollai.
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